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Il 26 febbraio 1967, nelle sale di Palazzo Strozzi a Firenze, fu inaugurata la mostra Arte moderna in Italia 1915-1935, attraverso la quale Carlo Ludovico Ragghianti mise in evidenza la necessità di ripensare in termini nuovi la complessa situazione della pittura e scultura tra le due guerre nel nostro Paese. A suo dire, infatti, pregiudizi ideologici avevano impedito una lettura dell’arte del periodo basata su «un’autenticità di significato espressivo o poetico» e su un’analisi obiettiva dei linguaggi e dei processi formali.

A cinquant’anni da quell’evento, nel dicembre del 2017 si è tenuto un convegno, organizzato in due giornate alla Fondazione Ragghianti di Lucca e all’Università di Pisa, per tornare a riflettere sul contesto che portò all’ideazione della mostra, nonché sui dibattiti da essa scaturiti, sulle scelte compiute e sull’importanza che l’approccio del grande studioso toscano ebbe nella rivalutazione e nella revisione della magmatica temperie di un periodo cruciale del Novecento italiano. Per altro verso, facendo riferimento in modo diretto, ma non esclusivo, alle partecipazioni alla mostra, nel convegno sono stati esaminati alcuni rapporti intercorsi tra gli artisti e Ragghianti, il quale evidenziò l’esigenza di integrare la visione storica dominante con la lezione che le singole personalità sono in grado di fornire tramite il loro operato, in modo autonomo e spesso non incasellabile nella troppo stretta maglia degli ‘ismi’.

Il libro è a cura di Paolo Bolpagni, direttore della Fondazione Ragghianti, e di Mattia Patti, professore associato di Storia dell’arte contemporanea all’Università di Pisa, con la collaborazione di Livia de Pinto e Biancalucia Maglione. Contiene saggi di Manuel Barrese, Paolo Bolpagni, Sergio Cortesini, Livia de Pinto, Giorgia Gastaldon, Lorella Giudici, Emanuele Greco, Biancalucia Maglione, Massimo Maiorino, Martina Marolda, Maddalena Oldrizzi, Maria Letizia Paiato, Sibilla Panerai, Mattia Patti, Elena Pontiggia, Luca Quattrocchi, Gianmarco Russo e Livia Spano.

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