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Convinto sostenitore della natura prettamente visuale dell’esperienza artistica, Carlo Ludovico Ragghianti non si limitò nel corso della sua vita ad analizzare le opere d’arte mediante il solo linguaggio verbale, preferendo invece esplorare le potenzialità interpretative e analitiche di strumenti quali la fotografia, il cinema e l’informatica. Tra i mezzi alternativi ai quali fece ricorso, sebbene sia rimasto finora grossomodo ignorato, vi fu anche il disegno. Ragghianti fu infatti un abile disegnatore, e impiegò spesso il mezzo grafico quale supporto per le sue indagini storico-artistiche. Questo libro di Daniele Di Cola, con prefazione di Paolo Bolpagni, attraverso i materiali inediti provenienti dall’archivio dello studioso si pone l’obiettivo di rendere noti e analizzare alcuni dei disegni di Ragghianti, soprattutto le annotazioni grafiche rappresentanti opere d’arte da lui realizzate durante i suoi studi. Ripercorrendo l’itinerario intellettuale dello storico dell’arte lucchese, si è cercato di comprendere le modalità attraverso le quali egli impiegò lo strumento grafico per penetrare la dimensione formale delle opere d’arte, per chiarirne l’attribuzione, per ripercorrerne il processo di creazione o il rapporto da esse intrattenuto con l’osservatore. Dialogando anche con altri media come la fotografia e il cinema, nelle mani di Ragghianti il disegno si fece vero e proprio mezzo critico: un critodisegno che – ripensando la definizione di critofilm data dallo studioso – può essere riconosciuto a tutti gli effetti come una forma di critica d’arte realizzata con mezzi grafici, anziché con parole.

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