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Il catalogo di questa mostra della Fondazione Ragghianti vuole documentare lo sviluppo dei primi dieci anni di attività del lavoro artistico di Gianni Melotti, dalle sperimentazioni cameraless (senza uso della macchina fotografica) in bianco e nero alle sue coloratissime opere tridimensionali, realizzate con materiali cibachrome su tessuti decorati. L’obiettivo è d’indagare un periodo di grande fermento nella Toscana degli anni Settanta e Ottanta. A essere qui presentati sono i risultati di una ricerca storica e archivistica di prima mano riguardante gli esordi dell’attività di Melotti, dal 1974 al 1984, sia nell’autonomo sviluppo artistico ch’egli conobbe, sia nei rapporti intrattenuti con personaggi come Lanfranco Baldi, Luciano Bartolini, Giuseppe Chiari, Mario Mariotti, Bill Viola, tutti legati all’esperienza all’interno di art/tapes/22, lo studio fiorentino dedito alla produzione di videotapes, di cui Gianni Melotti divenne il fotografo ‘ufficiale’ proprio nel 1974. Ne scaturisce l’affresco sorprendente di un ambiente culturale che vide transitare da Firenze e dalla Toscana grandi nomi dell’avanguardia internazionale, da Vito Acconci a Chris Burden, da Daniel Buren a Urs Lüthi, da Joan Jonas a Joseph Kosuth, da Jannis Kounellis a Nam June Paik, da Giulio Paolini a Robert Rauschenberg. La parola-chiave era ‘interazione’: fra architettura e design radicale, editoria e video, musica e i nuovi off-media artistici. Melotti fu uno dei protagonisti di quella stagione e seppe maturare un linguaggio concettuale dagli esiti personalissimi, ben documentato in questo volume (dalla prefazione del direttore Paolo Bolpagni).

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